Il NSDAP (National Sozialistische Deutsche Arbeiter Partei) dalle origini alla conquista del potere. |
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Fondato agli inizi del 1904 in Boemia da Ludwig Vogel e Franz Stein con il nome di Deutsche Arbeiterpartei (Partito tedesco dei lavoratori), si trattava inizialmente di una piccola formazione nazionalista tedesca. Composto essenzialmente da operai e piccoli borghesi impoveriti dei Sudeti, il suo programma era interamente orientato alla tutela dei diritti della maggioranza tedesca di quella regione, minacciati, secondo il DAP, dalla massiccia immigrazione ceca nelle zone abitate in prevalenza da tedeschi. Nel gennaio del 1919 il piccolo movimento nazionalsocialista si divise: in Boemia, che in seguito al trattato di Saint Germain (1919) venne assegnata al nuovo Stato della Cecoslovacchia, rimase il DNSAP di Jung, mentre in Austria la direzione del partito venne assunta da Walter Riehl. Fu proprio a Monaco di Baviera, nel settembre 1919, che ADOLF HITLER (1889-1945), un ex-militare di origine austriaca, aderì alla DAP, diventando, nell'ottobre 1919, «propagandista» del partito.
Il discorso alla Hofbräuhaus fu importante per il DAP ma anche per Hitler, che, trascinato dal suo stesso entusiasmo, propose in quell'occasione di denominare il partito NSDAP (Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei = "Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori"), rivendicando una unità d'intenti e d'azione con il DNSAP boemo e austriaco. Non solo la proposta di Hitler venne accolta dai partecipanti alla riunione, ma gli stessi membri della direzione del DAP riconobbero da quel momento a Hitler il ruolo di capo indiscusso del piccolo partito. L'intento di promuovere l'unificazione politica tra il nuovo NSDAP e il DNSAP austriaca, indusse Walter Riehl a convocare, nell'estate del 1920, un congresso comune a Salisburgo. Hitler partecipò a tale congresso, dal quale scaturì la decisione di istituire a Vienna una direzione unitaria dei due partiti, che per breve tempo, tra il 1920 e il 1923, venne coordinata dallo stesso Riehl. Il 1923 fu un anno importante per il movimento nazionalsocialista. Il ruolo di Hitler nel NSDAP tedesco si accrebbe sino a diventare quello di un vero e proprio capo dispotico (assumendo, appunto, l'appellativo di Führer del partito). Fu in quell'anno che nella direzione del NSDAP entrarono personaggi che avrebbero avuto un ruolo decisivo sia nella fase antecedente la conquista del potere, sia dopo il 1933 (vedi l'
elenco
dei gerarchi nazisti). Dichiarato illegale dopo il fallimento del putsch di Monaco, il NSDAP attraversò un periodo di vera e propria disgregazione organizzativa. Già due mesi dopo la sua uscita dal carcere, nel febbraio 1925, Hitler riuscì tuttavia a ricomporre la struttura del NSDAP, adottando una linea politica apparentemente moderata e rispettosa del sistema parlamentare. La crisi economica del 1929, le cui ripercussioni in Germania furono pressoché immediate, determinò invece una situazione favorevole ad una nuova, rapida crescita del NSDAP. L'aumento improvviso della disoccupazione e dell'inflazione produsse un'inquietudine diffusa soprattutto nella piccola e media borghesia e nel sottoproletariato urbano. Sfruttando il malcontento dei piccoli borghesi e dei disoccupati, l'instabilità del quadro politico della Repubblica e gli errori dei partiti moderati, già durante la campagna elettorale del 1930 il NSDAP riuscì a proporsi come forza in grado di prospettare soluzioni salvifiche e ottenne circa 6.500.000 voti e 107 deputati. Dopo quella data, la Repubblica democratica di Weimar si trasformò in una delle peggiori dittature fascista che la storia del Novecento abbia conosciuto. Dal 14 luglio 1933 (data in cui Hitler firmò il decreto che vietava ogni altro partito politico) sino al maggio 1945 (data in cui ebbe fine, con la sconfitta della Germania nazista, la seconda guerra mondiale), il NSDAP fu l'unico partito politico legalmente ammesso in Germania. |
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