Fucilazioni di massa di Ebrei in Ucraina nell'estate 1941.



Anche in questa fotografia, scattata sempre da un soldato tedesco, viene colta una scena raccapricciante: un Ebreo viene ucciso, sull'orlo di una fossa comune, da un soldato della polizia ausiliaria ucraina.

Gli ausiliari ucraini, regolarmente inquadrati in reparti delle SS, si distinsero per la loro ferocia antisemita non solo in Unione Sovietica, ma anche in Polonia, dove vennero spesso utilizzati per eseguire i "lavori più sporchi". Come emerse nel 1948, durante il processo che gli Alleati istruirono contro i capi degli Einsatzgruppen e contro gli esecutori delle fucilazioni di massa, l'eliminazione degli ebrei veniva considerata, malgrado tutto, un "lavoro sporco" dagli stessi ufficiali delle SS. Nelle deposizioni degli ufficiali si legge:

«I nostri uomini che prendevano parte alle esecuzioni soffrivano di esaurimento nervoso più di coloro che dovevano essere fucilati (colonnello P. Blobel) [...].
Moltissimi soffrivano terribilmente e dovevano per varie ragioni essere rimandati a casa: sia che il loro sistema nervoso andasse in pezzi, sia che non potessero più sopportare moralmente le operazioni (generale Ohlendorff) [...]» [cit. in Poliakov L. (1951), trad. it., p.181].

Spesso, come afferma ancora Léon Poliakov, era indispensabile ricorrere all'alcool per affogare le coscienze degli esecutori. Per questa ragione, sempre più frequentemente i tedeschi preferirono ricorrere alle milizie della polizia ausiliaria arruolate nei Paesi occupati per compiere i massacri.

Nella foto, si possono osservare almeno tre elementi molto significativi: l'assoluta, rassegnata calma della vittima; la fredda e indifferente attenzione del carnefice, che sembra interessato soltanto al problema "tecnico" dell'esecuzione; infine, il distaccato interesse di una parte del "pubblico" per la tragedia che si sta compiendo.





1941:

Esecuzione di massa nell'Ucraina occupata.

Fonte: Yitzhak Arad (editor), The Pictorial History of the Holocaust, 1990, p. 186.




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