Einzelaktion    "azione individuale".

Nel gergo nazista, questa espressione indicava azioni di violenza o uccisioni di ebrei relativamente “spontanee”, ovvero non pianificate come le azioni di massa, rivolte contemporaneamente contro un numero elevato di persone.
Le Einzelaktionen furono relativamente numerose soprattutto tra il 1933 e il 1938 e suscitarono, in diverse occasioni, vibrate proteste da parte di singoli membri del governo. Le proteste, ovviamente, non erano dirette contro le violenze o le uccisioni in sé, ma contro il fatto che si trattava di azioni isolate, non programmate, che creavano un clima di disordine che alla lunga poteva turbare i mercati.


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© G. Camatarri : 1996-2004

 


 


 


 


 


 


 


Volksgemeinschaft    “comunità di popolo”.

Espressione utilizzata soprattutto dai nazionalisti tedeschi del XIX e del XX secolo per designare il nucleo fondamentale della nazione.
Nella prima metà del XIX secolo (soprattutto nell'età romantica) il significato di questa espressione aveva un carattere prevalentemente culturale, designando la comunità di coloro che condividevano la tradizione culturale (la lingua, la storia, ecc.) tedesca.
Il nazionalismo della seconda metà dell'Ottocento produsse invece un progressivo slittamento semantico del concetto verso una connotazione genetico-razziale, escludendo dal concetto della “comunità di popolo” tutti coloro che non possedevano “sangue” tedesco.


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Rassenschande    “oltraggio razziale”.

Si tratta della definizione “giuridica”, prevista dai «decreti per la protezione del sangue e dell'onore tedesco» (Leggi di Norimberga) per indicare i rapporti sessuali tra ebrei e non ebrei. I rapporti sessuali tra ebrei e non ebrei, nella Germania nazista, venivano puniti severamente (con il carcere duro, la detenzione in campi di concentramento e, durante la guerra, in alcuni casi persino con la morte), poiché la legislazione nazista definiva l'ebraismo non come appartenenza ad una religione o ad una tradizione culturale, bensì come appartenenza razziale. Posto il problema in termini biologici e attribuita all'“ebraicità” una valenza degenerativa rispetto alla perfezione ideale della “razza” ariana, la mescolanza biologica tra ebrei e non ebrei veniva considerata una “contaminazione” inaccettabile.


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Ständesstaat    “Stato dei ceti”.

Con questa espressione gli storici hanno designato la forma di organizzazione statale che si formò durante la transizione dal medioevo all'età moderna, non solo in Germania, ma nei principali Paesi europei.
Lo Ständesstaat si fonda sul presupposto secondo il quale ogni forma di autorità, all'interno dello Stato, non può prescindere dal rapporto gerarchico tra ceti sociali diversi.
Organizzativamente, lo Stato dei ceti consisteva in una serie di istituzioni (Landstände), che avevano compiti di mediazione tra il principe, il clero, la nobiltà e la borghesia (talvolta considerata unitariamente, talora suddivisa in diversi ceti).


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Sonderkommando    "gruppo comandato speciale".

Era la denominazione data dall'amministrazione nazista dei campi di sterminio ai gruppi di detenuti addetti alla cremazione dei cadaveri.
Normalmente, i Sonderkommando nei campi di sterminio erano formati da detenuti ebrei, ai quali veniva riservato un trattamento privilegiato in cambio di un lavoro tra i più "sporchi" che potessero essere assegnati. Il Sonderkommando mangiava regolarmente, era vestito relativamente bene in confronto agli altri prigionieri, alloggiava in una baracca isolata dal resto del campo (anche per impedire che i suoi membri venissero a contatto con gli altri prigionieri e raccontassero nei dettagli le procedure dello sterminio) e, soprattutto nella stagione invernale lavorava al riparo dal freddo.
Le contropartite di questo trattamento "privilegiato" erano pesantissime: in primo luogo, spesso gli addetti al Sonderkommando si ritrovavano a bruciare i cadaveri di parenti e amici; In secondo luogo, con una periodicità diversificata per ogni campo, tutti i suoi membri venivano uccisi e sostituiti da nuovi detenuti: essi erano infatti classificati dalla burocrazia nazista come Geheimnisträger ("portatori di segreti"), quindi come scomodi testimoni diretti dello sterminio.
Ad Auschwitz, gli storici hanno accertato che i Sonderkommando hanno avuto un numero di membri variabile da 20 a 400 ed erano composti solo di ebrei.


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Volksdeutsche    "tedeschi etnici".

Termine con il quale, nella Germania nazista, si designavano le popolazioni di lingua tedesca residenti al di fuori della Germania (soprattutto nei territori della Polonia e dell'Unione Sovietica.
I Volksdeutsche furono i beneficiari principali delle conquiste tedesche nei territori slavi (ad essi vennero assegnati le case espropriate a ebrei e polacchi, i viveri saccheggiati dall'esercito tedesco, gli abiti sottratti alle vittime ebraiche uccise con i gas nei campi di sterminio, ecc.).


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Versuchpersonen    "soggetti sperimentali".

Così venivano definiti, nel linguaggio della burocrazia nazista, i prigionieri sottoposti a esperimenti medici (spesso con esito mortale) nei campi di concentramento e di sterminio tra il 1942 e il 1943.


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Umsiedlung    "reinsediamento".

Nel linguaggio eufemistico della burocrazia nazista, così venivano definite le deportazioni verso i centri di sterminio polacchi. Naturalmente l'utilizzo di questo tipo di espressioni aveva lo scopo di rassicurare i deportati, ottenendo in tal modo la loro inconsapevole complicità nei preliminari dello sterminio stesso.


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