Campi di concentramento e campi di sterminio. |
In modo analogo (ma non identico) ad altri Paesi totalitari, come ad esempio l'URSS, il regime nazista tedesco instaurò un sistema repressivo finalizzato a suscitare negli oppositori, reali o potenziali, un vero e proprio terrore per le conseguenze dei loro eventuali atti politici. Questo sistema, nella Germania nazista, era imperniato sui campi di concentramento (Konzentrationslager o KL), ovvero centri di detenzione gestiti in un primo tempo dalle
SA
e dopo il 1934 dalle
SS, nei quali vennero rinchiusi, a partire dal 1933, tutti coloro che potevano in qualche modo nuocere al regime. Il 2 febbraio 1933, subito dopo la formazione del governo Hitler, prendendo a pretesto le crescenti violenze determinate dalla trascorsa campagna elettorale, la polizia, su ordine del ministro degli Interni di Prussia
Göring, compie arresti di massa tra i militanti del Partito socialdemocratico e del Partito comunista: vengono arrestate tra le 25.000 e le 30.000 persone. Il 27 febbraio 1933, in seguito alla promulgazione del decreto «per la protezione del popolo e dello Stato», viene di fatto istituzionalizzato l'arresto politico preventivo contro i nemici del
NSDAP.
Nell'autunno del 1934, dopo l'eliminazione dello stato maggiore delle SA ("notte dei lunghi coltelli"), che avevano avviato il sistema dei KL, la responsabilità di tutti i campi passa alle SS: Direttore amministrativo della sezione SS che si occupa dei campi è Reinhard Heydrich, capo del SD (Sichereitsdienst = servizio di sicurezza) delle SS. Nel settembre del 1939, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, tutti i servizi dello Stato e della NSDAP che dipendono da Heydrich verranno riuniti nell'R.S.H.A. (Reichsicherheithauptamt = Ufficio centrale per la sicurezza dello Stato). Nel 1935, per la gestione dei Lager viene creato un apposito corpo di SS: le cosiddette Totenkopfverbände (unità "testa di morto"), organizzato da Theodor Eicke, che fu il primo comandante del KL di Dachau e in seguito Ispettore generale dei campi di concentramento e Gruppenführer (comandante di divisione) delle SS. Nell'inverno 1936/37, il consolidamento del regime nazista provoca una provvisoria attenuazione della repressione degli oppositori politici. Restano in funzione soltanto 4 campi di concentramento ufficiali (ma ne esistono molti altri non autorizzati, creati da alti ufficiali delle SS nei diversi distretti di appartenenza), nei quali sono recluse, complessivamente, circa 10.000 persone. Si tratta dei campi di Buchenwald, Dachau, Lichtenburg e Sachsenhausen. Nell'inverno 1937/38, la popolazione dei reclusi nei KL tende a modificarsi in modo sensibile, in conseguenza dell'orientamento assunto dalla politica del regime. I «reati» che comportano l'invio nei campi di concentramento diventano più numerosi, secondo lo schema seguente:
Nel periodo 1939-1945, in concomitanza con l'andamento della seconda guerra mondiale e degli sviluppi della politica razziale del regime, il sistema concentrazionario si consolida ulteriormente, diventa più complesso e viene articolato in tre tipi di KL, con diverse tipologie di prigionieri, secondo questo schema:
La creazione dei campi di sterminioL'ideazione dei Vernichtungslagern (campi di annientamento) risale al periodo 1941-42. Secondo quanto riporta Raul Hilberg, essi hanno antecedenti importanti nei "reparti di eutanasia", istituiti nel 1939 presso unità pediatriche (Kinderfachabteilungen) appositamente costruite in una tentina di asili e ospedali allo scopo di uccidere circa 5000 neonati e bambini mongoloidi, idrocefali, microcefali, handicappati motori e malformati, nonché nei quattro "istituti di eutanasia" (Grafeneck, Brandenburg, Sonnenstein, Hartheim), presso i quali vennero uccisi circa 70.000 adulti sofferenti di senilità, labilità mentale, epilessia, sindrome di Huntington, oppure ospedalizzati da almeno cinque anni (quindi malati cronici). Ciò che caratterizzava queste strutture, era la loro finalizzazione esclusiva alla eliminazione dei pazienti: non si trattava di ospedali e reparti con pazienti residenti, bensì di luoghi nei quali i pazienti venivano condotti al solo scopo di eliminarli, utilizzando monossido di carbonio (antecedente del Zyklon B nella tecnica nazista dello sterminio) o farmaci (come il luminal e la morfina-scopolamina) capaci di indurre patologie mortali. Quando, nel 1941, incominciano a manifestarsi le prime "controindicazioni" alle fucilazioni di massa degli Ebrei sovietici (i soldati SS incaricati dei massacri sviluppavano rapidamente sintomi nevrotici o psicotici), si pensa di applicare anche nei confronti degli Ebrei le tecniche di eliminazione sperimentate in Germania per mettere fine a quelle che la terminologia nazista definiva "vite senza valore" (lebensunwerten Lebens). Hilberg riferisce che il primo centro per l'eliminazione degli Ebrei è stato quello istituito a Kulmhof (Chelmno) nel 1941, quando il Gauleiter del Wartheland, Greiser, ottiene da Himmler l'autorizzazione a uccidere 100.000 Ebrei nel territorio del suo distretto. Da Berlino vengono inviati nel Wartheland tre camion attrezzati per l'uccisione dei prigionieri con il gas di scarico prodotto dal motore: l'intera zona circostante il bosco di Chelmno viene chiusa e adibita unicamente allo sterminio degli Ebrei. Il secondo centro di sterminio (e il primo vero e proprio "campo"), in ordine di tempo, è quello di Auschwitz (Ozwiecim), che tuttavia resta sino al 1944 un campo "misto" - di sterminio ma anche di lavoro -, giacché la manodopera viene sia appaltata dalle SS alle aziende impegnate nella produzione industriale di materiale bellico, sia utilizzata per scopi economici propri dell'amministrazione delle stesse SS. Costituito nel 1940, già alla fine del 1941 è il primo campo ad utilizzare camere a gas funzionanti con Zyklon B (acido cianidrico). Il campo, che alla fine del 1944 conterrà circa 160.000 prigionieri registrati, nei due anni precedenti è servito all'uccisione di almeno un milione di Ebrei. Nei primi mesi del 1942 viene portata a termine la costruzione dei tre campi di sterminio di Belzec, Sobibór e Treblinka, situati tutti e tre nel Governatorato Generale. Questi sono piccoli campi esclusivamente destinati allo sterminio, che non possiedono baracche per l'alloggiamento dei prigionieri. Uno degli operai polacchi utilizzati per la costruzione di Belzec, dopo la fine della guerra ha riferito che, in origine, il campo possedeva, oltre alle baracche per l'alloggiamento delle guardie e per gli uffici dell'amministrazione, soltanto tre edifici in legno: una sala d'attesa conduceva attraverso un passaggio a un'anticamera, che portava a una terza costruzione formata da un corridoio con tre porte che aprivano altrettanti scompartimenti, provvisti di tubazioni al suolo e di una porta d'uscita. Le sei porte (d'entrata e d'uscita) di questi tre scomparti, erano isolate molto bene con del caucciù e si aprivano verso l'esterno. [citato in Hilberg (1987), p. 953]. Le camere a gas (monossido e biossido di carbonio, prodotto da un motore diesel preso da un carro armato, collocato in un apposito locale) sono cammuffate da docce e a Treblinka l'edificio che le ospita presenta all'esterno una stella di Davide; sopra l'ingresso è appesa una tenda scura sottratta ad una sinagoga, con l'iscrizione in ebraico: «Questa è la porta per la quale entrano i Giusti» (più che a schernire le vittime, questa scenografia ha lo scopo di rassicurarle, giacché a Treblinka, mancando i forni crematori per l'eliminazione dei cadaveri, nei periodi di maggiore attività del campo, quando le fosse di combustione sono insufficienti a smaltire i cadaveri, i nuovi arrivati, scendendo dai convogli, vengono accolti da orrende scene di cadaveri in decomposizione, inquietanti presagi del loro imminente destino). L'ultimo dei campi di sterminio, quello di Lublino-Majdanek, ha una storia più complessa. Costruito nel 1939 per i prigionieri di guerra, si trasforma progressivamente in un campo di lavoro e di transito anche per civili polacchi ed Ebrei. Nel settembre-ottobre 1942 vengono aperte tre piccole camere a gas (due funzionano a monossido di carbonio e acido cianidrico, la terza solo ad acido cianidrico), che dall'autunno 1942 all'autunno 1943 uccidono dai 500 ai 600 Ebrei la settimana. Nel novembre del 1943, le esecuzioni con i gas vengono interrotte e Majdanek inizia ad essere un centro per le fucilazioni di massa: in un solo giorno, il 3 novembre 1943, vi vengono fucilati 42.000 Ebrei. Lo storico Christopher Browning, che ha ricostruito minuziosamente la tecnica dell'eccidio, lo descrive in questi termini: Gli Ebrei raggiungevano l'ultima fila di baracche, dove erano costretti a spogliarsi, poi, con le braccia in alto, le mani intrecciate dietro la nuca e niente addosso, venivano condotti fuori a piccoli gruppi, fatti passare attraverso un buco della recinzione e guidati fino alle fosse scavate dietro il campo. Due poliziotti tedeschi che assistono al massacro del 3 novembre, lo descrivono a loro volta in questo modo: I tiratori dei plotoni di esecuzione, che sedevano sul bordo delle fosse proprio di fronte a me, erano membri dell'SD [...]. Per ogni fossa c'era un plotone di esecuzione. Non saprei più dire il numero esatto delle fosse. È probabile che ce ne fossero molte e che le fucilazioni avvenissero simultaneamente in diversi posti [...] (Heinrich Bocholt). Complessivamente, dunque, i campi di sterminio nazisti erano sei, tutti dislocati in Polonia: due (Chelmno e Auschwitz) nei territori annessi alla Germania, gli altri quattro (Belzec, Sobibór, Treblinka e Lublino-Majdanek) nel Governatorato generale. Qui giungevano e venivano uccisi Ebrei arrestati in tutti i territori europei occupati dai tedeschi. Raul Hilberg ha schematizzato così il contributo di questi campi al genocidio degli Ebrei:
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