Esperimenti medici nei Lager nazisti.


Tra il 1942 e il 1943, i Tedeschi, con la piena approvazione di Heinrich Himmler, diedero inizio a sperimentazioni mediche sistematiche sui prigionieri detenuti nei campi di concentramento e di sterminio.
L'interesse dei nazisti per le questioni "scientifiche" non era nuovo. Nel 1938 era stato varata la "Operazione Eutanasia T4" (che dovette essere sospeso nel 1941 per le proteste dei parenti delle vittime), che prevedeva la soppressione fisica dei malati di mente e degli handicappati, allo scopo di impedire la trasmissione di "tare genetiche" che avrebbero potuto "indebolire" la "razza germanica".

Con l'istituzione dei Vernichtungslagern (campi di annientamento), i medici delle SS avevano ora a disposizione una quantità enorme di materiale umano sul quale compiere esperimenti "scientifici" nel loro stile, cioé senza tenere in alcun conto le sofferenze e la morte inferte frequentemente a quelli che venivano definiti, con una espressione agghiacciante, Versuchpersonen.
Il medesimo serbatoio di materiale umano per le sperimentazioni medico-scientifiche venne ampiamente utilizzato anche dalle industrie chimiche e farmaceutiche civili tedesche, prima fra tutte la I.G. Farben, che nel 1943 iniziò addirittura la costruzione di fabbriche nei pressi di Auschwitz, utilizzando i prigionieri anche come mano d'opera a basso costo. I laboratori di ricerca Bayer della I.G. Farben, per esempio, sperimentarono nel 1942 un nuovo farmaco contro il tifo sui prigionieri di Auschwitz.
Inizialmente (ancora nel 1942), le aziende avevano qualche scrupolo nel chiedere apertamente ai responsabili dei campi l'autorizzazione a sperimentare nuove sostanze, ma a partire dal 1943 questa prassi divenne evidentemente consueta, giacché venne istituita una prassi burocratica specifica, modificata poi nel 1944. Nel 1943, infatti, Himmler ordinò che ogni progetto di sperimentazione dovesse essere esplicitamente approvato da lui stesso, quindi le aziende e i medici delle SS dovevano rivolgersi al suo ufficio per ottenere l'autorizzazione. Nel 1944 la procedura divenne più complessa: i progetti dovevano essere sottoposti al dottor Ernst Grawitz, massima autorità medica delle SS; costui li passava al responsabile generale degli ospedali delle SS dottor Karl Gebhardt, il quale esprimeva un parere tecnico-scientifico, nonché a Richard Glücks, "esperto" del WVHA (Wirtschafts-Verwaltungshauptamt, cioé l'"Ufficio centrale economico- amministrativo") delle SS e ad Artur Nebe, del RSHA, ai quali spettava un parere sulla questione della scelta delle vittime. Dopo che questi funzionari avevano espresso il loro parere, il fascicolo veniva passato da Grawitz a Himmler, il quale si riservava la decisione finale. Questa procedura burocratica, peraltro, non aveva lo scopo di porre dei limiti agli esperimenti, bensì di tutelare e seguire le ricerche.
A proposito degli esperimenti medici nazisti, in particolar modo di quelli sulla sterilizzazione forzata degli Ebrei e delle altre "razze inferiori", lo storico Raul Hilberg ha scritto:

«In nome di queste ricerche, il processo di distruzione uscì dai suoi confini strettamente delimitati per estendersi a tutti gli individui a portata di mano, che potevano essere definiti "inferiori". [...] Il fallimento di questi esperimenti mise fine a un processo che aveva fatto incombere una terribile minaccia su molti popoli europei.
Perché è proprio in questo punto che si pone la linea di demarcazione tra normale sperimentazione e tentativo di sterilizzazione in massa. Se, nel corso di un esperimento normale, la vittima moriva, il medico che la effettuava si trasformava da guaritore qual'era in un assassino. Ma il medico che si prestava alla sterilizzazione di massa collaborava alla distruzione di massa. E non fu tutto qui. La gerarchia nazista appoggiò, inoltre, un gruppo di ricercatori che tentarono di raggiungere l'obiettivo dealla distruzione in massa con argomenti scientifici irrefutabili. In tale ricerca, questi medici si allontanarono dal campo della scoperta medica e, inoltrandosi lungo una strada senza uscita, distrussero la loro scienza» [Hilberg (1987), p. 1013].



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