Le due fotografie alle quali è possibile accedere da questa pagina mostrano gli impianti "tecnici" che i tedeschi utilizzarono per lo sterminio degli ebrei. La prima fotografia mostra l'insieme delle strutture del cosiddetto Krema IV (uno dei quattro impianti costruiti nel 1942); la seconda, mostra le fornaci di combustione del Krema II.
La storia degli impianti tecnici per lo sterminio, che è stata accuratamente studiata da Jean-Claude Pressac, è in una certa misura indipendente dalla storia del genocidio degli Ebrei d'Europa. Il sistema dei campi di concentramento, istituito subito dopo l'ascesa al potere del NSDAP, era imperniato sulla brutalità e sul terrore, il che spiega la ragione per cui nei campi, anche dopo la "normalizzazione" seguita agli "eccessi" dei primissimi tempi, il tasso di mortalità nei Lager fosse molto più elevato che fuori di essi e crescesse proporzionalmente all'aumento del numero degli internati. Poiché i decessi venivano dichiarati presso le amministrazioni municipali dalle quali dipendevano i campi e poiché le SS, per ragioni di opportunità politica (gli "eccessi" compiuti nei primi tempi erano trapelati e avevano provocato dure reazioni internazionali), non desideravano eccessiva pubblicità in merito a tale questione, nel 1937 fu deciso di adottare un sistema interno per la cremazione dei corpi dei prigionieri deceduti. In quel momento, la decisione di adottare i forni crematori appariva per lo più legata, come si è detto, a ragioni di opportunità politica, poiché non si ponevano ancora problemi di ordine igienico-sanitario connessi a un elevato numero di decessi: a Dachau, nel 1937, quando venne effettuata la gara d'appalto per la costruzione del forno crematorio, la mortalità complessiva era di 2.500-3.000 detenuti l'anno su un totale di circa 10.000 internati (ad Auschwitz, nel 1942, tra i soli prigionieri registrati - escludendo dal calcolo non solo gli ebrei destinati allo sterminio immediato, ma anche i prigionieri di guerra sovietici - moriranno sino a 300 internati al giorno, per un totale di 45.616 persone in un anno). Quando, nel 1941, incominciò lo sterminio sistematico degli ebrei sovietici, la funzionalità dei forni crematori per l'eliminazione delle prove dell'eccidio emerse lentamente, come soluzione ai problemi "tecnici" che man mano emergevano. Il problema dello smaltimento dei cadaveri restò un grosso problema anche quando iniziarono le "azioni" di sterminio con i gas nei Vernichtungslager. Nel campo di Belzec, ad esempio, i cadaveri dei gassati venivano inizialmente gettati in grandi fosse comuni. Questa soluzione, tuttavia, presentava grossi inconvenienti, come testimoniò in un memoriale, scritto nel 1945, il dottor Kurt Gerstein, che assistette ad una esecuzione di ebrei con il monossido di carbonio:
«[Dopo l'esecuzione] i corpi furono gettati in grandi fosse di circa 100 x 20 x 12 metri, scavate presso le camere a gas. Dopo qualche giorno i corpi si gonfiavano e il terreno si sollevava di due o tre metri, a causa dei gas che si formavano nei cadaveri. In seguito, mi fu riferito, si bruciarono i cadaveri su traversine di ferrovia, con olio Diesel, allo scopo di farli scomparire [...]» [citato in Poliakov (1955), p. 266].
Sempre Gerstein, riferì che al suo arrivo a Belzec non vide morti, ma «tutta la regione era infestata da un odore pestilenziale». Un altro testimone, che durante le fucilazioni di massa avvenute a Majdanek nell'autunno del 1943 si trovava a Lublino, affermò che nella stessa Lublino
«per giorni ci fu una puzza terribile. Era il tipico odore dei cadaveri bruciati. Chiunque poteva immaginare che nel campo di Majdanek si bruciavano moltissimi ebrei» [citato in Browning (1995), p. 147].
Fu anzitutto e soprattutto ad Auschwitz che lo sterminio e la cancellazione delle prove si fusero in un vero e proprio "sistema industriale" della morte, caratterizzato non solo da alta produttività, ma da una sorta di "valore aggiunto" molto importante per confuso atteggiamento pseudo-scientifico nazista: la relativa asetticità del procedimento. Nel complesso di Auschwitz sono esistiti ben sette impianti per l'uccisione dei prigionieri. Il primo Krematorium, consistente in una camera a gas trasformata con crematorio annesso, era situato nel campo principale di Auschwitz e fu utilizzato dal gennaio 1942 alla primavera del 1943; gli altri sei, tutti situati a Birkenau, possedevano caratteristiche diverse e funzionarono, con diverse modalità, tra il 1942 e il 1944, secondo questo schema:
IMPIANTI PER LO STERMINIO NEL KL DI AUSCHWITZ-BIRKENAU
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NOME *
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STRUTTURA
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PERIODO D'USO
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Bunker I
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5 piccole camere a gas, baracca per spogliatoio, fossa adiacente (situata nel Birkenwald, venne riaperta e svuotata dei corpi nella tarda estate del 1942, subito dopo una ispezione del capo delle SS Himmler.
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1942
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Bunker II
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8 camere a gas disposte in parallelo, baracche per spogliatoi con fossa adiacente (Birkenwald, come sopra).
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1942
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Krematorium (II) I
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diverse piccole camere a gas sotterranee, 5 forni crematori a 3 fornaci, situati al piano terreno
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dal marzo 1943 al novembre 1944
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Krematorium (III) II
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un'ampia camera a gas sotterranea, 5 forni crematori a 3 fornaci, situati al piano terreno
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dal giugno 1943 al novembre 1944
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Krematorium (IV) III
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ampia camera a gas al piano terreno, con bocchettoni sulle pareti laterali per immettere il gas, due forni crematori a 4 fornaci
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dal marzo 1943 all'ottobre 1944 (funzionamento difettoso); distrutto dai detenuti addetti al funzionamento (Sonderkommando) in un isolato episodio di resistenza interna al campo
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Krematorium (V) IV
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ampia camera a gas al piano terreno, con bocchettoni sulle pareti laterali per l'immissione del gas, 2 forni crematori a 4 fornaci
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dall'aprile 1943 al novembre 1944
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* La numerazione tra parentesi è quella "vecchia", adottata originariamente; la nuova numerazione fu adottata nel novembre 1943.
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Tranne i primi due impianti (Bunker I e Bunker II), che vennero disattivati già alla fine del 1942, i 4 crematori terminati nel 1943 erano concepiti per funzionare come una vera e propria "catena di montaggio". Gli impianti denominati "Krema I" e "Krema II", che possedevano camere a gas situate nei sotterranei, erano attrezzati con montacarichi mediante i quali i corpi degli uccisi venivano trasportati al piano terreno, dove si trovavano i forni crematori. Qui i cadaveri venivano bruciati nelle fornaci, ad un ritmo che poteva arrivare, nei periodi "di punta" dello sterminio, a 1100 cadaveri al giorno per ciascun forno (sino a 5.500 cadaveri per un impianto di 5 forni a 3 fornaci ciascuno). Questo il meccanismo che rendeva "industriale" lo sterminio. Quanto poi all'"asetticità" (almeno per i Tedeschi) delle operazioni, questa non dipendeva soltanto dalll'incenerizione dei cadaveri, ma soprattutto dal fatto che tale fase ultimativa del lavoro (quella più sporca) veniva affidata a speciali squadre di detenuti (Sonderkommando), generalmente composte anch'esse di ebrei, ai quali veniva fatto credere che eseguendo a regola d'arte quel lavoro sarebbero stati risparmiati dallo sterminio. In realtà, i Sonderkommandos venivano periodicamente rinnovati e i loro membri finivano a loro volta nelle camere a gas (o fucilati dalle SS), se non altro per eliminare i testimoni più scomodi dell'eccidio. Dopo ciascuna esecuzione, i prigionieri addetti ai Sonderkommando, dotati di maschere antigas, svuotavano le camere, trascinando i cadaveri con lunghi uncini di ferro. Alcuni di essi erano addetti all'estrazione delle protesi dentarie in oro e al taglio dei capelli dei cadaveri. Quindi, i cadaveri venivano introdotti nelle fornaci e cremati.
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